Resilienza è stata la parola chiave del 2021. E le imprese bresciane ne sono un valido esempio. Il tessuto produttivo della provincia finora ha retto bene l'urto della pandemia nonostante come ovvio ricavi e margini del 2020 siano in netto calo e aumenti il numero delle aziende in perdita. D'altra parte però tengono gli indici di solidità patrimoniale e finanziaria. Questo quanto emerge dal report del Centro Studi Apindustria-Confapi Brescia in collaborazione con lo Studio Associato Capezzuto Meleleo sui bilanci d'esercizio 2020 e 2019 delle Pmi bresciane. Emerge in particolare che il 50% del campione ha mantenuto il medesimo rating del credito, il 17% lo ha migliorato mentre il 33% lo ha peggiorato. Chi è migliorato, si è spostato però di una o due classi di rating, mentre chi è peggiorato è crollato anche fino a tre diverse classi. "Uno scenario, tutto sommato, migliore del previsto, anche se una fascia d'imprese - che spesso già mostrava qualche fragilità prima della pandemia - si è spostata verso situazioni di maggiore sofferenza", spiegano gli analisti del report.

LA SITUAZIONE
Il rovescio della medaglia, nel contesto della pandemia e dei problemi contingenti (tra tutti le difficoltà di reperire materie prime e l'innalzamento dei costi d'esercizio) è l'aumento del rischio che si assumono le imprese interpellate da Apindustria: quelle "sane" sono scese di quasi 5 punti (dal 30,5 al 25,5%), quelle "equilibrate" sono rimaste pressoché uguali (dal 41,5% al 41%), mentre quelle "vulnerabili" sono cresciute di due punti (dal 24,3 al 26,1%) e quelle "rischiose" sono raddoppiate (dal 3,7% al 7,1%). Guardando ai dati finanziari, nel 2020 i ricavi si sono contratti in media dell'11,3%, in netta flessione anche la redditività lorda (-16,9%) e netta, con il Roe in calo dal 12,1% al 6,4%. "A livello dimensionale spie- ga il dossier, diffuso lo scorso dicembre il calo più forte è stato subito dalle micro e dalle medie-grandi imprese (rispettivamente -12,7% e -12,6%), mentre le piccole imprese hanno avuto una contrazione di minore entità (-9,5%)". Per quanto riguarda i settori, il calo è stato diffuso e trasversale. Il tessile è stato però quello indubbiamente più colpito (-23%).

PER IL FUTURO
L'indice di fiducia di consumatori e imprese è migliorato mese dopo mese, facendo del 2021 il primo anno di ripresa dopo il "terribile" 2020. Tuttavia permane una buona dose di incertezza o quantomeno di prudenza. "Le imprese hanno sfruttato la situazione per rimanere liquide e patrimonializzate aveva sottolineato il presidente di Apindustria-Confapi Brescia, Pierluigi Cordua -. Restano elementi di incertezza, legati al costo delle materie prime e della logistica" e all'emergenza sanitaria, dato che "in Italia la situazione sembra sotto controllo ma sappiamo che il sistema è globale e che fuori dai confini ci sono problemi". L'auspicio, sostengono i piccoli industriali della provincia, è che il 2022 "possa portare un consolidamento della ripresa, aiutati dalle risorse del Pnrr". Secondo Cordua, le parole chiave di questo nuovo anno restano "digitalizzazione" e "sostenibilità", mentre Le note assai dolenti sono rappresentate da inflazione e costi dell'energia: "In alcuni casi sono anche opportunità, ma quello che si dovrebbe o si potrebbe fare in dieci anni, in questo momento si è costretti a realizzarlo con un orizzonte temporale molto breve".