«Se i tanti campanili che punteggiano una regione e punteggiano tutto il Paese iniziano a suonare uno sull'altro, sempre più forte, alla fine si sentirà solo chiasso». La metafora è di Marco Bussone, presidente dell'Uncem, Unione nazionale dei comuni comunità ed enti montani. Bussone ha sempre difeso l'operato dei Comuni e «di certo se qualche cosa andrà storto la colpa non sarà proprio dei Municipi, perché si sta innescando una lotta tra un paese e l'altro per riuscire a conquistarsi una fettina di Pnrr senza un ragionamento sui progetti. Forse sarebbe stato meglio sfruttare le reti, le unioni di Comuni per capire prima che sviluppo si voleva garantire ad una certa area. E poi dopo puntare sui progetti». Bandi o progetti? C'è chi l'ha già definita più una lotteria, soprattutto per gli enti locali più piccoli, per i Comuni delle valli e delle montagne piemontesi, la maggior parte dei quasi 1.200 campanili che hanno iniziato a suonare. «L'importante è vincere», dice Bussone che indica, tra i primi terreni di scontro e bandi su cui i Comuni cercheranno di strapparsi le risorse, quello della scuola: 5,2 miliardi a livello nazionale. «Scegliere prima, non dopo», dice Bussone. Che fa l'esempio dei soldi destinati ai piani di inclusione sociale gestiti dalla Città metropolitana. Il sindaco Stefano Lo Russo, dei 234 milioni, ha deciso di dedicare 113 a Torino, e 120 alla provincia. «Alla fine sono stati presentati progetti per 450 milioni, come fare a decidere?», chiede il presidente Uncem. A stretto giro arriveranno gli esperti Pnrr. Mille persone a livello nazionale, una sessantina in Piemonte, che daranno una mano per finalizzare i progetti. Ma il Pnrr riguarda anche le imprese. Cosa si muove? Ancora poco. Il binario è doppio. Da una parte ci sono i progetti a cui possono partecipare le aziende. Il rischio è che dalle grosse partite vengano esclusi i giocatori più piccoli, le piccole e medie imprese che non hanno la forza e la struttura per partecipare ai progetti. E poi ci sono i bandi degli enti pubblici sulla base dei lavori e dei fondi assegnati per i progetti vinti. Su questo fronte non si è visto ancora nulla. «Fino a questo momento - dice il presidente dell'Api di Torino, Corrado Alberto - non vediamo gli effetti del Pnrr. Non ci sono ancora progetti a cui poter partecipare e non ci sono ancora bandi di gara degli enti locali sui lavori da fare». Il presidente dell'Api sottolinea che sono usciti solo progetti dedicati all'economia circolare, taglio minimo? Un milione di euro. «Troppo grande per le pmi», dice Alberto, che aggiunge: «Speriamo di vedere presto gli effetti, anche perché così finalmente tutti questi soldi potranno essere scaricati finalmente a terra. E il beneficio si potrà sentire». Un pensiero che inizia a correre in testa agli imprenditori: fare in fretta, iniziare a vedere qualche cosa, basta con i soldi annunciati. Dal punto di vista della Regione, della Città Metropolitana e del Comune si vogliono rispettare i tempi. Il governatore Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo non vogliono commettere errori e sul Pnrr l'asse tra i due è solido. Non si vuole perdere nemmeno un centesimo. A Torino, grazie al Pnrr, ad esempio si punta a rifare la biblioteca civica, risistemare il parco del Valentino e le sponde del Po, ristrutturare un teatro e realizzare un nuovo campus di architettura. Esempi di questo tipo, come la Palazzina di Caccia di Stupinigi, non mancano.