«Una domanda che supera l'offerta non la si vedeva forse dagli anni 60, ma in questo modo si rischia seriamente di bloccare un meccanismo che invece stava cominciando a crescere in maniera importante». Anche il mondo dell'edilizia di Torino e del Piemonte si ritrova a fare i conti (nel senso stretto del termine) con le novità legate al Superbonus. Un giro di vite legato soprattutto alla cessioni del credito: che vuole contrastare i soliti furbetti, ma che allo stesso tempo rischia di disorientare tutto il comparto. Proprio l'allarme che lancia Marco Razzetti, presidente del Collegio edile di Api Torino: «Maggiori controlli e più severità sono doverosi, in questo settore, perché di episodi negativi ce ne sono già stati. E sono proprio le aziende che lavorano correttamente, a beneficiare di questa stretta. Ma bisogna fare in modo che non si finisca per fermare tutta la macchina». Se il Superbonus ha portato infatti a una vera moltiplicazione di cantieri, non sono mancati gli ostacoli: dal reperimento delle materie prime a quello della forza lavoro. Asticelle che le aziende confidavano di superare di slancio, anche grazie alle agevolazioni fiscali. Ma ecco che le novità in arrivo da Roma raffreddano gli entusiasmi: «Maggiori regole contro le frodi sono ineccepibili, ma non si può nemmeno pensare di modificarle continuamente: così si lasciano nel limbo quelle aziende che invece stanno cercando di strutturarsi e organizzarsi per fare fronte alle richieste sul mercato». Investimenti, acquisti, acconti, ma anche assunzioni. «Se non si agisce tempestivamente continua Razzetti ci ritroveremo nella condizione in cui, ditte che hanno aumentato i propri dipendenti e speso per farsi trovare pronte, dovranno lasciare a casa delle persone, oppure fermare dei lavori che non si è più in grado di sostenere proprio a causa dell'incertezza delle regole e di tempi di fornitura che sono ormai lunghissimi». Anche perché, come spiega il capo degli edili di Api, «fino a oggi il meccanismo si è sempre mosso a forza di costi, mentre si rischia di bloccarlo al momento in cui si deve incassare. Di questo passo, ci saranno aziende che dovranno per forza dire di no a qualche privato e rifiutare lavori». E la situazione non è certo limitata a poche aziende, nel settore torinese. «Almeno tre imprese su quattro sono coinvolte in lavorazioni e incarichi di questo genere», conclude Razzetti. E il malumore non è certo limitato soltanto al mondo delle piccole e medie imprese. Le stesse incertezze si registrano anche nel settore artigiano, tanto che proprio in queste ore tutte le sigle di categoria (Cna, Confartigianato e Casartigiani) hanno chiesto al Governo di essere convocate per discutere della situazione, «per non bloccare il mercato». «Ci stiamo impegnando a fianco di imprenditori e imprenditrici nel quotidiano cambio delle regole - conclude Delio Zanzottera, presidente di Cna Piemonte -, tra i provvedimenti disattesi e le restrizioni crescenti che rendono sempre più difficile il compito delle aziende nell'orientare se stesse e la clientela verso le migliori soluzioni economiche per poter utilizzare al meglio le detrazioni previste dalla normativa fiscale».