Sono circa 15mila i lavoratori bresciani con più di 50 anni che hanno deciso di non vaccinarsi e che quindi da oggi non potranno varcare i cancelli dell'azienda o dell'ufficio (pubblico o privato che sia) dove sono impiegati da tempo. Se lo faranno, ammesso che riescano ad eludere i controlli, rischiano una multa che va dalle 600 ai 1500 euro. L'aspetto più drammatico è che resteranno a casa senza stipendio per 4 mesi, perché ad oggi l'obbligo di vaccino per loro prosegue fino al 15 giugno. Nel governo c'è chi vuole anticipare la scadenza dell'obbligo del green pass, magari al 31 marzo, quando terminerà lo stato d'emergenza. Anche perché di settimana in settimana continua a crollare il numero di nuovi casi e si è tornati in zona bianca. Per le categorie datoriali ma anche per i sindacati la presenza di un gruppetto di «irriducibili» non è tale da creare disagi al sistema produttivo bresciano, reso certamente più fragile dai folli rincari dei costi energetici ma anche dal boom (in fase calante, come detto) di quarantene (che non hanno risparmiato nemmeno i vaccinati). Dati Istat alla mano, sono 35omila i bresciani con età compresa tra 50 e 69 anni, 295mi1a quelli fino a 65 anni. Ebbene, secondo i dati di Regione Lombardia solo il 6% dei nati tra il 1972 ed i11952 non ha mai fatto nemmeno una dose di vaccino, quindi 21 mila persone. Vanno tolte 6mila tra pensionati, casalinghe, disabili, malati, disoccupati ed ecco che si arriva ai 15mila irriducibili. Un numero tutto sommato ristretto visto che sono 430 mila i bresciani impiegati nelle 105 mila imprese presenti sul territorio. In sostanza rimarrà a casa, in media, un no vax ogni dieci imprese (compresi negozi e ristoranti). L'obbligo vaccinale per i soli over 50, alla luce del calo dei contagi, è misura giudicata «personalmente» eccessiva da Roberto Zini, vicepresidente di Confindustria Brescia con delega al Lavoro. Anche due tra i suoi più validi e brillanti collaboratori sono restii al vaccino e sa bene cosa vuole dire trovarsi a discutere con persone stimate da anni: «Sì, forse si poteva continuare con il green pass base da tampone. Avrebbe evitato ulteriori irrigidimenti e tensioni. Ma la legge è legge e tutti i nostri associati da domani (da oggi per chi legge, ndr) applicheranno la normativa alla lettera» spiega Zini che prosegue: «In questi mesi abbiamo tenuto aperta la via del dialogo, non c'è stata una caccia alla streghe, che non giovava a nessuno. In tanti si sono convinti a vaccinarsi ma è rimasto un limitato numero di irriducibili che sarà sospeso». Zini ricorda anche che negli ultimi due mesi i maggiori disagi sono arrivati «dalle quarantene dei lavoratori, contagiati o a casa perché avevano i figli in dad». Le ricadute economiche create dai 15mila over 50 no vax saranno però molto limitate. «In questo momento pesa certamente di più la crisi energetica» chiude Zini, in piena sintonia con Pierluigi Cordua, presidente di Apindustria. «Difficoltà create dai no vax over 50 in salita». per le nostre aziende associate? Il responsabile delle relazioni sindacali, Raffaello Castagna, non mi ha segnalato particolari criticità. Il sistema dei controlli è stato predisposto con la tempestività tipica dei nostri imprenditori e da domani chi non è in regola dovrà rimanere a casa. Il vero problema delle aziende oggi sono le quarantene e ancor più il costo dell'energia: abbiamo aziende con forti ordinativi ma che lavorano in perdita per via dei costi di luce e gas». Anche per i sindacati la situazione è sotto controllo. «Con l'obbligatorietà vaccinale, che per noi era meglio estendere a tutti i lavoratori, diversi si sono messi in regola e non abbiamo sentore di particolari disagi. Certo è che la sospensione dello stipendio è un problema di non poco conto» commenta Francesco Bertoli, segretario della Cgil bresciana. Alberto Pluda, segretario della Cisl bresciana, ricorda perché il sindacato ha da sempre appoggiato la campagna vaccinale: «E una scelta di solidarietà, di generosità nei confronti dell'intera comunità. Noi abbiamo apprezzato la scelta del governo di inasprire le regole, perché la volontarietà vaccinale ha portato al prolungamento della pandemia. Tra l'altro l'obbligatorietà sopra i 50 anni è una forma di tutela per gli stessi lavoratori meno giovani. Non vedo alcuna volontà persecutoria». La sospensione dello stipendio non è misura troppo drastica? «Lo può sembrare ora; ricordiamoci che quando è stata decisa la curva dei contagi era in salita».