Due milioni in più alla sanità privata per accorciare le liste d'attesa. A gennaio la giunta Solinas aveva deciso la quota calcolata sul finanziamento totale per far fronte all'allarme post Covid, 13,6 milioni. A febbraio con una delibera del direttore generale, Annamaria Tomasella, l'Ares ha suddiviso il budget per le case di cura, 800mila euro, e gli oltre 98 milioni destinati, come ogni anno, alla sanità convenzionata.
Le quote. Al gruppo Kinetika Sardegna, che gestisce due case di cura a Quartu e una a Cagliari, la San Salvatore, sono stati assegnati 40,9 milioni in tutto, per ridurre le liste d'attesa e l'acquisto delle prestazioni in convenzione. Sono, invece, quasi 12 i milioni per la società «Nuova Casa di cura», con sede operativa e sanitaria a Decimomannu, amministrata dalla famiglia Loi. Al terzo posto la «Madonna del rimedio» di Oristano, con 10 milioni, e gestita dal gruppo Sant'Antonio, con quote delle famiglie Floris, cagliaritana, e Serra, oristanese. Giù dal podio, con 9 milioni a testa, la «Sant'Antonio» di Cagliari, che fa capo ancora alla famiglia Floris, e il Policlinico sassarese, controllato dalla «Labor spa» del gruppo Petruzzi. Nelle ultime tre posizioni, «Villa Elena», Cagliari, che fa capo alla famiglia Pirastu, 6 milioni, «Sant'Anna», sempre a Cagliari, 5,7, e la «Clinica Tommasini», Lanusei, 5,4. In totale la sanità privata garantisce oltre 850 posti letto in convenzione al sistema sanitario regionale.
Il peso finanziario. Stando ai report più recenti, in questo caso la fonte è il centro studi Confapi l'insieme delle strutture sanitarie accreditate, compresa la diagnostica, assicura oltre la metà delle prestazioni specialistiche. La percentuale sulla spesa sanitaria regionale, che ammonta a 4,5 miliardi, comprese le politiche sociali, è intorno al 2,5. Un discorso a parte va fatto per l'ospedale privato Mater Olbia, controllato dalla Qatar Foundation, cui l'Ares ha rinnovato anche quest'anno il contratto in convenzione per 60,6 milioni.
Allarme tariffe. È la Confapi, con il presidente regionale Giorgio Delpiano, ad aver sollevato il caso delle tariffe per le prestazioni in convenzione fra la sanità pubblica e quella privata accreditata. «Nella Conferenza Stato-Regioni - si legge in un comunicato - è all'ordine del giorno la revisione delle tariffe, con proposte del Governo che, in alcuni casi, dimezzerebbero quelle riconosciute finora alle strutture accreditate». È una scelta - prosegue Delpiano - che «non possiamo condividere, perché metterebbe a rischio la sopravvivenza di realtà imprenditoriali strategiche per i servizi sanitari e anche molti posti di lavoro». La conclusione della Confapi è «chiediamo alla giunta Solinas di assumere una posizione contraria al possibile taglio delle tariffe».