Imprenditori e sindacati: così reggiamo pochi mesi
Il combinato disposto tra caro energia, mancanza di materie prime, sanzioni alla Russia e controsanzioni di Mosca in arrivo sta producendo «un effetto devastante» con «un reale rischio di recessione» per l'economia nazionale e regionale. Per questo motivo l'assessore alle Attività produttive Sergio Bini ha convocato, ieri a Udine, i rappresentanti delle categorie economiche, della cooperazione e dei sindacati. Due ore di confronto serrato in cui da una parte è stata messa sul tavolo una serie di proposte da presentare al Governo «che deve agire il prima possibile, anticipando anche le decisioni dell'Unione europea» e dall'altra è stata tracciata una sintesi che, un po' per tutti, si può riportare in questa maniera: con questi costi il sistema economico italiano, così come lo abbiamo conosciuto, può stare in piedi soltanto pochi mesi. Bini è perfettamente allineato alla realtà contingente descritta da Massimiliano Fedriga quando ripete che «la Regione, con il proprio bilancio, è di fatto impotente», ma «questo non significa che la giunta non abbia già predisposto un pacchetto di richieste da portare sui tavoli nazionali». L'elenco presentato dall'assessore comprende la rateizzazione delle bollette energetiche, una moratoria sul credito che non comporti effetti sul rating delle aziende, l'abbattimento delle accise sul carburante, un nuovo insieme di incentivi per la transizione energetica, la sospensione delle nuove tasse almeno per il primo semestre dell'anno, ulteriori garanzie per l'accesso ai finanziamenti e la proroga della possibilità di superare il regime dei de minimis.
Concetti, questi, che hanno anticipato quanto poi sostenuto dai rappresentanti delle categorie e dei sindacati. «Siamo entrati in una sorta di tempesta perfetta - ha detto Massimo Paniccia, presidente di Confapi Fvg -.
Ogni comparto dell'economia nazionale è in difficoltà e lo Stato deve intervenire senza attese con o senza l'aiuto dell'Unione europea». Nel dettaglio, poi, è entrato Michelangelo Agrusti. «All'assessore chiedo di varare una sorta di costante "gabinetto di guerra" ha sostenuto il numero uno di Confindustria Alto Adriatico nella consapevolezza che, in ogni caso, serve un nuovo Re covery fund comunitario tarato sulla crisi economica. Quando ai ristori, questi vanno garantiti alle aziende che soffriranno maggiormente, ma dobbiamo concentrarci anche sul tema dell'energia. In passato non abbiamo voluto realizzare i rigassificatori a Trieste e Monfalcone e adesso, i tre attivi sul territorio italiano, sono ben poco utili. Vanno semplificate le procedure burocratiche puntando su ogni tipologia di fonte energetica, compreso il fotovoltaico. Il tutto, tra l'altro, nella speranza che i partiti, finalmente, non si mettano di traverso su questioni come la realizzazione dei nuovi termovalorizzatori oppure le centrali a biomas s a». Sul fotovoltaico vuole puntare anche la vicepresidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli che chiede alla Regione «di investire in questo senso i 90 milioni già a disposizione per la creazione di strutture sui tetti delle imprese e dell'amministrazione pubblica per riuscire a produrre 600 milioni di kw/h di energia» senza dimenticare «la necessità di riprendere in mano la possibilità di costruire nuovi rigassificatori», educare le persone «al risparmio energetico» e «spendere buona parte dei fondi regionali del Pnrr per la realizzazione di un nuovo piano energetico». E se Matteo Tonon, anch'egli vicepresidente di palazzo Torriani, chiede di «mettere mano anche all'attuale legislazione sulla produzione di energia idroelettrica considerato come a norme attuali già cinque centraline non possono più operare», Antonio Paoletti si è concentrato maggiormente sul destino delle imprese del terziario. «Approvo l'idea di aiuti differenziati - ha spiegato il presidente di Confcommercio Trieste -, ma la realtà è che in queste condizioni possiamo reggere, con qualsiasi tipo di aiuto, pochi mesi. Nel caso in cui la crisi durasse più a lungo dovremmo, infatti, pensare ad alternative come una riduzione tra il 20% e il 30% degli orari di negozi, bar e ristoranti». Una considerazione, questa, condivisa anche dal numero uno di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, per il quale «le attuali misure di sostegno possono valere soltanto se queste difficoltà non andranno avanti per oltre sei mesi» con un invito anche «a tenere in considerazione l'impatto dell'emergenza profughi e della perdita di posti di lavoro». Secondo Daniele Castagnaviz, presidente di Confcooperative Fvg, siamo di fronte «al fallimento di 30 anni di politica energetica» perchè «abbiamo puntato ad acquistare prodotti all'estero e non a produrre in loco, visto come fosse economicamente più vantaggioso, così adesso ci troviamo ad affrontare una crisi che colpirà durissimo anche in agricoltura dove non si possono certamente mettere in cassa integrazione le mucche». Antonio Dalla Mora, vicepresidente Fipe di Confcommercio Udine, ha invece ricordato come il caro energia stia «portando diversi alberghi a non aprire e locali storici a chiudere l'attività dalla sera alla mattina» con le nuove sanzioni che «incideranno anche nel turismo regionale». Nel campo sindacale, infine, Maurizio Marcon, segretario regionale della Fiom Cgil ha spiegato di «condividere le proposte» di industrie e categorie appellandosi però «alle imprese affinchè a pagare il conto della crisi non siano sempre i più deboli». Massimo Minen, a capo della Feneal Uil ha voluto invece evidenziare come «in questi mesi alcune aziende sono state acquisite da fondi finanziari e attendiamo di capire come si comporteranno» invitando lo Stato «a continuare nella politica di bonus e incentivi» e le aziende «a rinnovare i contratti, pure territoriali».