L’occupazione in provincia di Brescia è tornata a crescere nel 2021, dopo l'inevitabile flessione dovuta alla pandemia. Lo testimoniano gli ultimi dati diffusi dall'Istat, che sono stati rielaborati e approfonditi sia dal Centro Studi di Confindustria Brescia, sia da quello di Apindustria Confapi Brescia.
DATI POSITIVI
Gli occupati complessivi hanno evidenziato una crescita dell'1,5% rispetto al 2020, attestandosi a 542mila. La crescita dell'occupazione ha riguardato in modo leggermente più marcato la componente femminile (da 215mila circa a 219mila) rispetto a quella maschile (da 319 a 322mila), tanto che il tasso di occupazione degli uomini è rimasto sostanzialmente stabile, passando da 76,7% a 76,8%. Il tasso di disoccupazione nel Bresciano è però salito al 4,9%, in aumento rispetto al 4,4% del 2020 e al 4,7% net 2019. Si tratta però di un aumento legato esclusivamente al maggior numero di persone che si sono attivate per cercare un lavoro: 28mila nel 2021 contro te 24mila del 2020. Si tratta di un segnale che indica una accresciuta vivacità del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione provinciale è comunque più basso rispetto a quello della Lombardia (5,9%) e dell'Italia (9,5%). Nonostante questi evidenti segnali positivi, la crescita di occupati riscontrata nel 2021 non è sufficiente per colmare il gap con il pre-Covid: mancano all'appello circa 11mila lavoratori (erano 553mila nel 2019), e in particolare 4mila uomini e 7mila donne.
IL COMMENTO
"La crescita dell'occupazione ha accompagnato La forte ripresa che c'è stata nel 2021 afferma il presidente di Apindustria Confapi Brescia Pierluigi Cordua Il problema è di prospettiva: i costi crescenti stanno riducendo sempre più la marginalità delle imprese. A questo si accompagna una riduzione della domanda e quindi un rallentamento generale dell'economia". "Le imprese continuano a lamentare una mancanza di manodopera specializzata, che in alcuni casi provoca anche un rallentamento della produzione sottolinea Cordua In un contesto di profonda trasformazione come quello attuale urgono politiche attive all'altezza per riqualificare e formare personale".