Le alternative per evitare l'irreparabile sono pochissime. «O li governo interviene con misure concrete per aiutare le imprese schiacciate dal caro bollette o il sistema produttivo sardo rischia il tracollo. Il presidente regionale degli industriali affiliati a Confapi, Giorgio Delpiano, non intende certo vestire i panni del pessimista, ma non può che arrendersi all'evidenza. «In tanti sembrano dimenticarlo, ma le aziende sarde in queste settimane stanno facendo da "materasso economico" per sostenere i consumi delle famiglie. Si sono infatti accollati la maggior parte dei rincari di energia e materie prime senza riversare i costi extra sulle tasche dei consumatori». Una situazione tuttavia non sostenibile a lungo, considerato anche che la beffa è dietro l'angolo: «Gli imprenditori non solo devono affrontare gli aumenti, ma hanno anche paradossalmente registrato fatturati più consistenti, proprio per l'impennata dei prezzi di materiali e energia, pagando per questo tassazioni ben più pesanti».

Paradosso
Insomma, lo Stato grazie all'aumento generalizzato dei prezzi sta facendo cassa grazie soprattutto all'Iva applicata ai prodotti rincarati Ecco perché il disappunto di piccole e grandi aziende è ancora pia evidente, alla luce proprio dell'ultimo decreto governativo che ha varato una serie di iniziative per aiutare famiglie e imprese alle prese con bollette alle stelle, considerate poco incisive dai beneficiari. «L'intervento del Governo è insufficiente», dice seccamente Francesco Porcu, segretario della Cna Sardegna. «Il bisogno di risorse delle imprese non può esse re soddisfatto con pochi miliardi, ma con uno scostamento di bilancio che disinneschi una bomba economica con pochi precedenti».

Preoccupazioni
Lo sguardo di Porcu va ai prossimi mesi: «La bolla del caro energia, come quella dell'inflazione, è destinata a durare mesi, forse anni. E senza contromisure metterà fuori gioco una parte non trascurabile delle realtà locali. Già in queste settimane molte hanno già ridotto o addirittura interrotto la produzione perché non più sostenibile economicamente. E’ chiaro anche ai non esperti che il perdurare di questa situazione porterà a una paralisi dell'economia isolana».

Strategia futura
E a pagare a caro prezzo un inizio 2022 dove pandemia, inflazione e guerra si sono sommate con una coincidenza devastante sono anche le imprese agricole che secondo Coldiretti dovranno pagare su base nazionale «una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi di euro l'asma mettendo a rischio coltivazioni, allevamenti e industria di trasformazione». Non solo, secondo il presidente nazionale dell'associazione, Ettore Prandini, le riflessioni da fare sono ora più che mai importanti per il destino del Paese: «La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare come cardi ne strategico per la sicurezza», Da qui la richiesta di «interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l'Europa e l'Italia autosufficienti negli approvvigionamenti di cibo, investendo per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare l'invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all'abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici», Del Piano è sulla stessa linea: «Non possiamo pagare con le nostre tasche ogni emergenza internazionale che genera poi una bolla speculativa. Serve pianificare risposte adeguate per non farci prendere puntualmente di sorpresa e subire passivamente le crisi globali». Ma ora servono soluzioni rapide e per Porcu una tra le più percorribili potrebbe essere quella di tassare maggiormente gli extra profitti delle grandi compagnie energetiche: «Non sarebbe un prelievo inaccettabile, ma una compensazione per entrate frutto prevalentemente di speculazioni che hanno pesato sulle tasche dei cittadini».