Cantieri paralizzati e lavori per circa mezzo miliardo di curo a rischio. L'edilizia sarda teme il crac, vittima quasi inaspettata dei tanti bonus casa che avrebbero dovuto rivitalizzare un mercato fiaccato da crisi e pandemia e ora si rivelano invece un boomerang potenzialmente letale per medie, piccole e piccolissime imprese capaci in pochi mesi di guadagnare una fortuna in detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni, ma ora impossibilitate a cederle a istituti di credito e Poste a causa dei troppi paletti imposti dal Governo per evitare abusi e truffe.
II grido d'aiuto
«Nel 2022 in Sardegna un'azienda potrà morire anche per i troppi crediti fiscali accumulati». Sergio Alciator, dell'Ance, l'associazione costruttori, conferma un paradosso che sa quasi di incredibile «Molte banche hanno infatti iniziato a non accettare le detrazioni fiscali garantite dai bonus ristrutturazione spiega il rappresentante degli imprenditoria a pagarne le salatissime conseguenze sono proprio gli esecutori dei lavori che vorrebbero cederle per incassare il necessario a pagare materiali e manodopera». Tutta colpa, dicono gli stessi istituti di credito, delle nuove "norme antitruffa" introdotte dal Governo, che hanno limitato il passaggio dei crediti per evitare illeciti.« Se non cambiano le regole per permettere ulteriori cessioni si creerà un tappo che danneggerà le piccole imprese».
Vicolo cieco
Andrea Virdis, presidente regionale di Confapi Aniem, non trattiene la rabbia: «In questi mesi le aziende edili dell'Isola hanno tenuto duro, assunto nuovo personale, creato sviluppo e aiutato l'economia a rialzarsi, proprio grazie alla spinta dei bonus casa. E ora si ritrovano beffate proprio dalla misura che li ha aiutati fino a pochi mesi fa. Migliaia di piccoli imprenditori rischiano di finire a gambe all'aria schiacciati sia dal caro materiali il legno, tanto per far un esempio, ha triplicato il suo prezzo -, sia dalle migliaia di euro di crediti fiscali acquistati ai proprietari degli immobili da ristrutturare e non più rivendibili a terzi e quindi potenzialmente carta straccia. Insomma, in gioco ci sono migliaia di cantieri a rischio chiusura e il futuro di un intero computo».
Circolo vizioso
Virdis Si fa portavoce di un malcontento arrivato ormai al limite: «La disperazione è comprensibile e qualcuno ne sta anche approfittando. Chi infatti non ha alternative e ha bisogno di liquidità in tempi rapidi è quasi obbligato a cedere i propri erediti a prezzi più bassi pur di incassarli subito». Alciator punta il dito contro Roma: «Il tilt della cessione dei crediti doveva essere previsto dal Governo», dice. «L'esecutivo ha però commesso alcuni errori fondamentali. Non ha creato fin da subito regole certe per scremare gli operatori abilitati alla compravendita dei crediti, permettendo a chiunque di entrare nel mercato senza adeguata affidabilità. La misura infatti ha dimostrato di funzionare bene al netto degli abusi registrati, ma ha subito la mancanza dei controlli e il cambio di regole in corsa che sta ammazzando le realtà più piccole». Anche secondo il rappresentante dell'Aniem devono essere trovate soluzioni rapide: «Il problema non è avere il lavoro - conclude Virdis -, ma è finirlo e portare i soldi a casa. In questo modo invece non si crea sviluppo e si penalizzano tante aziende sane e oneste, destinate a morire se non si interviene subito».