Cordua: «Preoccupati per il futuro, tra aumento dell'inflazione e calo della domanda»

Il Centro studi di Apindustria Confapi Brescia, nell'analisi congiunturale relativa al primo trimestre fatta interrogando un campione rappresentativo di cento aziende associate, piccole e medie imprese in prevalenza metalmeccaniche, rileva sì risultati positivi per i primi tre mesi dell'anno ma sottolinea anche la preoccupazione degli imprenditori per il futuro. In particolare le Pmi sottolineano l'impossibilità di scaricare ulteriormente l'aumento dei costi delle materie prime sui listini.

Fino a qui tutto bene, ma del domani non v'è certezza. Anzi, tutto lascia pensare che prima di vedere i tassi di crescita a cui ci siamo abituati negli ultimi mesi bisognerà attendere parecchio. A osservarlo è il Centro studi di Apindustria Confapi Brescia che, nell'analisi congiunturale relativa al primo trimestre fatta interrogando un campione rappresentativo di cento aziende associate, piccole e medie imprese in prevalenza metalmeccaniche, rileva sì risultati positivi per i primi tre mesi dell'anno ma sottolinea anche la crescente preoccupazione degli imprenditori per il futuro. Che il 2022 non sarebbe stato come il 2021 lo si sapeva, ci si immaginava però un consolidamento della crescita. La guerra in Ucraina ha scompaginato le carte, non è stato il cigno nero della pandemia ma un cigno grigio, sì. Almeno per l'Europa. Le ultime stime del Fondo monetario internazionale hanno tagliato parecchio le stime per l'anno in corso, osservando che a rimetterci tanto saranno ovviamente Ucraina (soprattutto) e Russia, seguite però anche dai Paesi dell'Unione europea e in particolare da quelli a forte struttura industriale e grande dipendenza dal gas russo, ovvero Germania e Italia. Per il Bel Paese, in particolare, in un mese le stime di crescita sono precipitate: dal 4 e passa per cento si è passati al +2,3%. In pratica, è stato detto, la crescita del 2022 è quella che ereditiamo dai primi tre mesi e poi si resterà fermi o quasi. Sempre che la guerra finisca in termini relativamente brevi e che resti confinata a dove si trova ora. Altrimenti le revisioni al ribasso saranno ancora più dure. L'indagine del Centro studi di Confapi Brescia fotografa ancora il bello del primo trimestre. «Il fatturato cresce per il 63% delle Pmi — si legge nel rapporto —, la produzione per il 61% e gli ordini per il 56%. L'occupazione è in crescita per un'impresa su quattro mentre per il 71% è stabile. Il tema materie prime ed energia è la fonte di maggior preoccupazione per le Pmi. Per oltre il 90% degli intervistati i prezzi delle materie prime e dell'energia sono cresciuti, per 8 su 10 in modo marcato». Le imprese hanno aggiornato i listini di vendita ma sono riuscite a farlo solo in parte. Risultato? I margini si sono ridotti, talvolta azzerati. A livello geografico, a differenza del passato, il mercato italiano tiene meglio dell'estero. In tale contesto, spiccano però quelle 4 imprese su 10 che lavorano utilizzando gli impianti sotto il 70% della loro capacità. «Sono numeri — osserva il Centro studi — che confermano la presenza di un nucleo di imprese, poco meno di una su cinque, in difficoltà da tempo. Entrate fragili nella pandemia, in questi due anni di continui scossoni e imprevisti non hanno avuto la forza di tornare a una situazione più solida». Cosa accadrà a queste imprese e alle altre nel prossimo futuro? Il presidente di Apindustria Confapi Brescia, Pierluigi Cordua, invita ad attrezzarsi e a non perdere la fiducia: «I dati del primo trimestre confermano la tenuta del nostro sistema produttivo, resta la preoccupazione per il futuro, tra aumento dell'inflazione e calo della domanda. L'auspicio è che le nostre imprese facciano il possibile per cogliere tutte le opportunità che possono arrivare dalla finanza agevolata o dal Pnrr per dare efficienza ai sistemi produttivi. Le grandi sfide della sostenibilità e della digitalizzazione possono essere una grande occasione per rinnovarsi, pur in una situazione in divenire assai complessa».