Revisione prezzi già nei bandi di gara, semplificazione del numero delle stazioni appaltanti, meno appalti integrati, clausola sociale e gare suddivise in piccoli lotti per consentire l'accesso anche alle micro e piccolissime imprese. Questi alcuni dei "paletti" contenuti nella legge delega per la riforma degli appalti, approvata alla Camera e attesa in Senato per un via libero definitivo senza modifiche. Dopodiché occorrerà attendere la primavera 2023 per veder licenziati i decreti attuativi. «E l'esperienza insegna che è bene attendere avverte il presidente di Ance Fvg, l'associazione di rappresentanza dei costruttori di Confindustria perché dalle buone intenzioni è accaduto spesso siano derivate pessime realtà». Ciò non toglie che il provvedimento non contenga elementi di positività. «A partire dalla revisione prezzi indica Contessi In ogni attività economica è previsto un intervento sui prezzi se, sul fronte costi, si manifestano elementi non preventivatili. Credo che in quest'ultimo anno e mezzo abbiamo visto che cosa significhi patire la carenza di materiali e l'esplosione dei relativi prezzi». Un fenomeno che sta condizionando pressoché tutti i settori, e non solo l'edilizia. Detto ciò, Contessi ricorda come, in Italia, gli appalti pubblici valgano circa il 20% del mercato, «e qui ci si concentra sulle regole aggiunge -, mentre permane la legge della giungla nel restante 80% della quota di mercato. A me pare sia il comportamento di chi tira il sasso e poi nasconde la mano... Il che è l'opinione lapidaria non è accettabile». Servono regole, dunque, a 360 gradi, capaci di investire realmente l'intero settore. A partire dalla qualificazione, che non è detto debba essere la Soa. «Ogni professione prevede una abilitazione, possibile che per l'edilizia questo non valga?» è la domanda. E la risposta «c'è, basta volerla trovare suggerisce Contessi magari dando uno sguardo a quel che accade in Europa. Al di là della cornice della nuova legge sugli appalti, ci sono altri aspetti critici che meriterebbero correttivi. «Vogliamo parlare dei lavori sotto soglia a cui possono partecipare aziende da tutto il Paese? Le conseguenze di queste scelte le conosciamo prosegue il presidente dei costruttori appalti vinti grazie a ribassi insostenibili, cantieri che si fermano per anni, contenziosi infiniti». Con qualche dubbio aggiuntivo sulle modalità con cui queste imprese riescano a far quadrare i conti rispettando le norme, i diritti dei lavoratori, la qualità dei materiali. Infine i Rup, i responsabili unici del procedimento, investiti di molto potere, ma non di altrettanti oneri. «Non posiamo che vedere con favore è la posizione di Alessandro Zadro, capocategoria degli edili di Confartigianato Fvg la possibilità di aprire le gare alle micro e piccole imprese artigiane, tanto più rimarca che rappresentano quasi il 90% delle aziende del settore. Peccato che le norme siano spesso scritte a misura delle grandi».
«Quel che ci sta più a cuore - dichiara Denis Petrigh, alla guida degli edili di Confapi Fvg -, al di là delle grandi opere, è la possibilità, che in Fvg c'è e che forse si potrebbe ampliare, di far lavorare le imprese locali. Bene la revisione prezzi nei bandi di gara, ma il tema in questo momento è cruciale soprattutto nel settore privato, dove non ci sono automatismi ma rischio contenziosi».
CONFAPI FVG: «Ridurre i tempi»
«In questo particolare momento, il tema prezzi in edilizia è quello più importante spiega - Denis Petrigh, Confapi Fvg -: ci sono molti progetti fermi che non partono proprio a causa dei prezzi dei materiali. E se nel pubblico appare più semplice porre il tema, nel privato è molto più complicato. Rispetto alla nuova norma, ciò che davvero sarebbe necessario è un intervento efficace tale da ridurre i tempi che intercorrono tra la progettazione e la realizzazione delle opere».