L'incertezza preoccupa le piccole e medie imprese torinesi, il grado di fiducia segna un drastico calo, pari a oltre trenta punti percentuali rispetto a sei mesi fa. «Stiamo vivendo un momento difficilissimo, forse più difficile di quello vissuto due anni fa con l'inizio della pandemia. La necessità di politiche industriali serie e concrete deve trovare risposte immediate. I numeri parlano chiaro: i risultati degli sforzi del sistema industriale del nostro territorio sono davvero a rischio» osserva Fabrizio Cellino, presidente di Api Torino, commentando l'indagine congiunturale di metà anno realizzata dall'Ufficio Studi dell'associazione. «Istituzioni locali e nazionali sono chiamate a usare bene i fondi del Pnrr per costruire strategie di medio e lungo periodo. Non chiediamo l'elemosina, ma strumenti di sviluppo che ci consentano di essere ancora competitivi a livello internazionale» aggiunge Cellino che sottolinea la «preoccupazione per la tenuta delle filiere produttive e la necessità di rafforzare ancora di più la lobby per il Piemonte». «Alle irrisolte criticità di approvvigionamento e di rincaro delle materie prime, e alla crescente incidenza dei costi dell'energia, sono sopraggiunte le ripercussioni dell'aumento dell'inflazione, della contrazione della domanda interna e dell'aumento dei tassi di interesse, che generano forte preoccupazione per la seconda parte dell'anno» spiega Fabio Schena, responsabile dell'Ufficio Studi. Il grado di fiducia scende in modo preoccupante tra le imprese manifatturiere (saldo meno 34,2%), mentre quelle di servizi mostrano maggiore fiducia (più 34,5%). In particolare, la produzione manifatturiera prevede una contrazione di oltre 30 punti percentuali; con una netta frenata rispetto al precedente semestre 2021: produzione meno 11,7%, ordini meno 4%, fatturato più 4,7%. Nel primo semestre si conferma positivo il livello degli investimenti e si riduce il ricorso alla cassa integrazione dal 18,8% del secondo semestre 2021 al 10,2%.