La richiesta di Confapi: Energy Release con tetto a 210 euro a Mwh in questo momento non è conveniente

In autunno i prezzi dell'energia finiti sulle montagne russe (in tutti i sensi) erano schizzati verso l'alto, al punto che il Governo aveva ideato contromisure quali l'Energy Release (una sorta di prezzo calmierato) per dare sollievo alle imprese energivore che si trovano a dovere saldare bollette milionarie da far tremare le vene ai polsi immaginandosi scenari funesti. Un inverno mite e consumi ridotti legati anche al rallentamento produttivo hanno nel frattempo contribuito a contrarre i prezzi in misura notevole, al punto che dai 300 euro per Mwh si è passati nel giro di poche settimane a 180 euro, meno quindi dei 210 previsti dall'Energy Release, creando una situazione sulla carta paradossale per cui le imprese che hanno aderito al nuovo sistema si troverebbero a dover dare soldi al gestore. «Se i prezzi dell'elettricità (Pun) dovessero rimanere ai livelli attuali fino a fine gennaio - spiega Enea Filippini, responsabile Energia di Confapi Brescia -, imprese e aggregatori che hanno aderito all'Energy Release si troverebbero nella condizione di dover trasferire liquidità al Gse invece di riceverla. Siamo di fronte ad un vero e proprio paradosso: la misura che avrebbe dovuto sostenere il sistema produttivo si potrebbe rivelare un ulteriore aggravio alla loro capacità competitiva sugli scenari internazionali». A dicembre Confapi Brescia era riuscita ad aggregare e sostenere ben 98 imprese di piccole e medie dimensioni nell'adesione all'Energy Release, per rispettare i requisiti minimi di consumo pro capite imposti dalla normativa. Era stato un successo, ma a distanza di poco più di un mese si rischia un effetto boomerang. Di qui la proposta di rivedere la norma, per renderla effettivamente vantaggiosa per le imprese. «La ratio dello strumento Energy Release resta positiva - osserva Filippini -. Perché possa essere d'utilità riteniamo però che debba essere introdotto un sistema che si adegui automaticamente alle oscillazioni del mercato. Ciò consentirebbe di mantenere inalterato lo spirito della misura, evitando, al contempo, continui interventi da parte del governo per adeguarla alle variazioni delle quotazioni». La richiesta è stata fatta anche da Confapi nazionale e si attendono risposte. «Il nostro sistema produttivo ha bisogno più che mai di certezze - sottolinea Filippini -. I lunghi mesi di rincari energetici folli ne stanno mettendo a rischio la stessa sopravvivenza. Sono quindi necessari strumenti che, tempestivamente, ne salvaguardino l'operatività». L'Energy Release dà certezze sul prezzo ma rischia di non dare risposta nel momento in cui le oscillazioni volgono verso il basso. Di qui la richiesta di un automatismo che sia di sostegno alle imprese.