In base ai dati del Ministero della Salute il 25% dei posti letto ospedalieri, il 59% degli ambulatori e il 78% delle strutture sociosanitarie residenziali in Italia sono di strutture private accreditate. Numeri che attestano quanto sia fuori luogo demonizzare il settore privato. Anche questi temi sono stati affrontati nel convegno “La Sanità Vincente: sfide e prospettive del rapporto tra pubblico e privato” che, per la prima volta, ha visto Confapi Sanità, Unione di Categoria che rappresenta le imprese che operano nei settori della sanità e servizi alla persona, e FederAnisap, Federazione Nazionale delle Associazioni Regionali o Interregionali delle Istituzioni Sanitarie Ambulatoriali Private, confrontarsi allo stesso tavolo con i propri vertici nazionali, alla presenza delle autorità sanitarie di Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Davvero nutrita la partecipazione: Sala Paladin gremita, a Palazzo Moroni, sede del Comune di Padova, per una mattinata di indubbio interesse, iniziata con la lettura dei saluti della Presidente del Senato Elisabetta Casellati. Ad aprire i lavori Massimo Pulin, Presidente nazionale di Confapi Sanità, e Mauro Potestio, Presidente nazionale FederAnisap. “Spesso si dimentica - ha sottolineato Pulin - che, negli ultimi vent’anni, la crescita del privato è stata spesso guidata da necessità contingenti, come l’esigenza di ribilanciare o addirittura costruire l’offerta pubblica in alcune aree di domanda emergente, come la riabilitazione, alcune branche ambulatoriali e l’assistenza sociosanitaria”.
“Le Associazioni della Sanità privata – ha detto il presidente di FederAnisap - hanno chiesto da tempo di modificare il dispositivo di legge che blocca dal 2013 i finanziamenti per il loro settore, dando ampia disponibilità per aumentare in tempi rapidi il numero di prestazioni erogate e ridurre, di conseguenza, le liste d’attesa, destinate ad aumentare in maniera esponenziale. Non solo: se la situazione non cambia, non potranno essere acquistate nuove apparecchiature, con conseguente decadimento della qualità delle prestazioni”
Una considerazione che acquista peso se confrontiamo il rapporto italiano tra spesa sanitaria pubblica del Ssn e Pil con quello della Germania (dove per un 20% di popolazione in più c’è una spesa del 50% maggiore) e degli altri Paesi europei: è facile rendersi conto che continuando a percorrere questa strada ci si ritroverà presto di fronte a un progressivo e costante peggioramento dell’assistenza sanitaria rispetto a quella attuale, così invidiata dal resto d’Europa e del mondo.
Il convegno è proseguito con la relazione del professor Salvatore Russo (Dipartimento di Management, Università di Venezia) dal titolo “Public government, welfare and social innovation”, incentrata su come le dinamiche sociali cambiano i bisogni assistenziali e dagli interventi di Domenico Scibetta, Direttore Generale ULSS 6 Euganea, Claudio Pilerci, Direttore Programmazione Sanitaria Regione Veneto, e da quelli di Fabrizio Boron, Presidente Commissione Sanità e Sociale Regione Veneto, Emanuele Monti, Presidente Commissione Sanità e sociale Regione Lombardia, Ivo Moras, Presidente Commissione Sanità e Sociale Regione Friuli Venezia Giulia, e del Senatore Giovanni Endrizzi (XII Commissione Sanità) nella tavola rotonda finale.